ART .5: Razionalizzazione dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) e delle altre imposte indirete
La delega si pone l’obiettivo certamente ambizioso di porre mano alle complessità dell’Imposta sul Valore Aggiunto attraversi processi di semplificazione, razionalizzazione e rimodulazione delle aliquote.
Il traguardo di tale processo di razionalizzazione del prelievo sui consumi di beni e delle prestazioni di servizi è una revisione del numero di aliquote (oggi 4,5, 10 e 22%) in relazione in particolar modo ad una diversa distribuzione delle basi imponibili in modo da ridurre i fenomeni di elusione ed evasione di quella che è, da sempre statisticamente, l’imposta maggiormente evasa dal contribuente italiano.
In relazione alle imposte indirette la delega prevede anche una revisione delle accise in particolar modo di quelle applicate alla produzione e sui consumi dii prodotti energetici e all’energia elettrica particolarmente soggette al rincaro dei prezzi. In questo ambito il Governo si impegna a muoversi favorendo i prodotti e servizi in linea con gli impegni del Green Deal.
ART. 6: Graduale superamento dell’Irap
Un altro grande traguardo che si propone la legge delega di riforma fiscale è il graduale progressivo superamento dell’Irap; forse l’imposta più odiata dagli imprenditori in quanto di farraginosa applicazione, con base imponibile diversa da quella dell’imposta personale al punto che può subire tassazione un’attività in perdita.
Il testo legislativo delegato è però piuttosto generico sulle modalità e termini con cui i decreti delegati, che saranno emanati, permetteranno di raggiungere l’obiettivo di eliminare l’Irap.
Niente di dice, ad esempio, dell’ipotesi di una fusione fra Ires e Irap secondo le modalità proposte dall’apposita commissione parlamentare che aveva inserito nel documento di indirizzo tale ipotesi di soluzione. Questa soluzione ridurrebbe di circa tre miliardi il carico fiscale causa l’addio all’Irap da parte di contribuenti che non rientrano nel campo di applicazione dell’Ires. Tale ipotesi per gli altri contribuenti sarebbe solo una modifica nominale ma non cambierebbe l’onere fiscale complessivo.
Questa soluzione che porterebbe ad un’unica imposta con aliquota più alta (intorno al 28% in luogo del 24%) è da molti criticata perché rischierebbe di avere un impatto negativo sul piano dell’immagine dell’imposizione fiscale del paese in quanto fra i vari stati è da molti anni in corso una battaglia per tagliare le aliquote dell’imposta societaria rendendo così maggiormente attrattivo il proprio paese in relazione agli investimenti.
In chiusura dell’articolo il richiamo forte alla mission dell’Irap, che essenzialmente provvede a parte del finanziamento della sanità, rende necessaria una clausola di salvaguardia per assicurare il mantenimento del finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale.